25 novembre, fermiamo la violenza contro le donne
Mentre la pandemia COVID-19 infuria in tutto il mondo, le donne e le ragazze sono più vulnerabili che mai anche per un altro motivo terribile.
Dovendo stare tutti chiusi in casa a causa di questa pandemia, stiamo assistendo a un aumento della violenza sessuale e di genere, compresa la violenza domestica. Tantissime ragazze e donne stanno vivendo quindi una doppia pandemia.
La violenza contro donne e ragazze (VAWG) è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, e quella domestica, in tante famiglie confinate, continua ad aumentare in modo esponenziale e più veloce del COVID-19.
Gli ultimi dati diffusi da un'indagine dei media sono davvero preoccupanti.
Come emerso dalla banca dati EURES su "Femminicidio e violenza di genere", in Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa e ogni 15 minuti una donna subisce una qualche forma di violenza, tutte in ambito familiare/affettivo, spesso all'interno di una relazione di coppia.
Una vera e propria emergenza, perché nonostante le statistiche, è molto difficile stabilire il numero esatto delle vittime. Spesso le violenze non sono denunciate per paura, soprattutto se la violenza avviene dietro le mura domestiche, oppure sono di molestie sul lavoro.
Dobbiamo gestire in modo efficace entrambe le pandemie contemporaneamente perché entrambe uccidono, se non prevenute.
Come ogni anno, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, per dare voce alle vittime, sono numerose le iniziative promosse in tutta Italia e in molti parti del mondo: conferenze, mostre, incontri e dirette Facebook, per riflettere e sensibilizzare l'opinione pubblica.
Bisogna trasmettere il messaggio che è possibile reagire: sono tanti i centri antiviolenza e altre associazioni a cui ci si può rivolgere per avere sostegno per poi denunciare alle forze dell'ordine.
È un invito a non avere paura e denunciare sempre!
Come denunciare la violenza
Il reato è disciplinato dall'articolo 572 del Codice Penale:
«Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o di un'arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi. »
Nei maltrattamenti sono compresi: minacce, ingiuria, mobbing familiare, violenze verbali e psicologiche. Tutte azioni gravissime che possono anche degenerare alla morte, per questo motivo è assolutamente necessario agire prima che sia troppo tardi.
A chi rivolgersi?
Chi ha subito o subisce maltrattamenti in ambito familiare deve sporgere denuncia in uno degli uffici delle Forze dell'Ordine, Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia giudiziaria ecc.; inoltre le donne vittime di violenza possono contattare il numero verde 1522, il servizio pubblico promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri attivo 24 ore su 24. Al numero rispondono operatrici specializzate che accolgono le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.
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