Donne e ICT, è ancora tabù: i percorsi che favoriscono l'accesso al lavoro

Il mondo del lavoro in Italia è ancora profondamente legato agli stereotipi di genere: a dimostrarlo è la bassa percentuale di donne attualmente impiegate nel settore dell'ICT (acronimo che sta per Information and Communication Technologies).

Tra le motivazioni che stanno alla radice della bassa affluenza femminile in questo ambito lavorativo, troviamo la scelta di facoltà universitarie relative alle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) scelte solo dal 22% delle ragazze. Basti pensare che, nel 2019, la stragrande maggioranza di laureati in ingegneria e scienze era rappresentata da uomini: ben 7 su 10.

Negli ultimi decenni, dunque, il divario di genere in Italia è rimasto pressoché immutato; diventa quindi necessario scardinare stereotipi e pregiudizi che hanno effetti negativi sia a livello sociale sia economico.

Occupazione e retribuzioni ancora troppo basse

I dati di settore del 2020 riportano una percentuale di professioniste in ambito tecnico-scientifico che risulta ancora troppo bassa. Parliamo, infatti, del 15,6% del totale, un dato che evidenza una gravissima carenza non solo rispetto al corrispettivo di uomini impiegati nello stesso settore, ma anche rispetto alla media europea.

Molto spesso alla base della scarsa presenza delle donne in questo comparto vi è il pregiudizio errato ma ancora profondamente radicato secondo cui tali discipline siano fuori dalla portata (o delle "naturali inclinazioni") femminili.
Oltre alle minori opportunità lavorative nel settore ICT, a parità di preparazione tecnica le donne che scelgono di intraprendere la loro carriera professionale in questo campo in Italia ricevono anche delle retribuzioni minori.

Possibilità di formazione e prospettive future

Fondamentale è l'impegno delle Nazioni Unite per sostenere il valore dell'ingresso delle donne in questi settori. L'ITU (International Telecommunication Union) sta, infatti, promuovendo numerose iniziative per sostenere un maggiore avvicinamento delle donne alle discipline STEM, anche tramite l'istituzione di borse di studio.

L'impegno è volto a rompere il cosiddetto "tetto di cristallo", che impedisce alle donne di accedere alle carriere e ai vertici del mondo informatico e tecnologico.

Anche la maggiore accessibilità di percorsi alternativi a quelli accademici sta contribuendo positivamente in questo senso. Grazie alla crescente diffusione di corsi di formazione professionale per il settore IT come quelli della startup italiana Epicode School, infatti, l'ingresso nel mondo del lavoro non è più legato unicamente alla formazione universitaria.
donna davanti laptop monitor lavora con cuffie finestra
Percorsi formativi di questo tipo si svolgono interamente online in modalità e-learning e danno l'opportunità di imparare e fare pratica sin da subito, abbreviando i tempi e offrendo un inserimento più rapido nel mercato del lavoro.

Allo stesso tempo, sarà necessario intensificare le politiche pubbliche e aziendali in questa direzione, incoraggiando l'assunzione e il sostegno delle donne in questi settori e riducendo così il divario di genere oggi esistente.

Oltre all'inserimento e al percorso di crescita, però, sarà indispensabile assicurarsi che le imprese agiscano secondo la normativa vigente in fasi delicate come gravidanza e allattamento: oltre il 67% delle lavoratrici, infatti, ha sospeso la propria carriera professionale per questi motivi, e solo il 51% del totale è stato reinserito nel ruolo occupato in precedenza.

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