Festa di Ognissanti e Commemorazione dei Defunti | Tradizioni in Italia

La storia della Festa di Ognissanti, la Commemorazione dei Defunti e la clamorosa rivelazione sulle origini italiane di Halloween, le analogie dell’Halloween a stelle e strisce con le usanze tipiche di alcune regioni italiane. Tutte le tradizioni e usanze in Italia, regione per regione, dalla Sicilia al Piemonte, dalla Calabria al Trentino Alto Adige. Scopri come viene vissuto il culto dei Morti e la festa di Tutti i Santi nella tua regione.

La tradizione di festeggiare la vigilia di Ognissanti, la famosa Halloween, non è poi così lontana dalle nostre: in Calabria la festa di Halloween è stata festeggiata sin dai tempi più remoti.
Questo è quello che sostiene l'antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, che nel libro "Il ponte di San Giacomo", scritto insieme a Mariano Meligrana, rivela il rito praticato dai contadini calabresi emigrati in America, che erano soliti svuotare una zucca, metterci dentro una candela aspettando così la vigilia di Ognissanti.
tutti i santi all saintsFonte: Beato Angelico, Public domain, via Wikimedia Commons
In questo modo, secondo l'antropologo, i contadini calabresi dell'epoca affrontavano la paura della morte e il distacco dai propri cari, una ragione antropologica per quel bisogno di stabilire un contatto, una "comunicazione" con i cari defunti.

In Calabria

In effetti, proprio in Calabria, particolarmente a Serra San Bruno, nel vibonese, c'è l'usanza del "Coccalu di muortu": i ragazzini intagliano e modellano la zucca riproducendo un teschio (che in dialetto serrese si dice proprio "coccalu di muortu"); poi girano per le vie del paese con in mano la loro "macabra" creazione, bussano alle porte o fermano le persone dicendo la frase "Mi lu pagati lu coccalu?" (tradotto letteralmente "Me lo pagate il teschio?"), che ricorda molto quel "trick or treat?" ("dolcetto o scherzetto?") della tradizione anglosassone di Halloween d'oltreoceano.

Festa di Ognissanti e Commemorazione dei Defunti:
tradizioni in Italia del 1 e 2 Novembre

commemorazione defunti omaggio tomba morti fiori gialli bianchi
Come già descritto per la Calabria, in molte regioni d'Italia ci sono antiche tradizioni, spesso dimenticate, che ricordano quelle di Halloween, oggi spesso accusate, ingiustamente, di paganesimo e satanismo. Non bisogna dimenticare però che le usanze celtico-irlandesi, attecchite e poi divulgate dagli Stati Uniti d'America, partono da culture cattoliche provenienti dal continente europeo: secondo tradizione, per celebrare la commemorazione dei defunti, i primi Cristiani vagavano per i villaggi chiedendo un dolce chiamato "pane d'animo", ricambiando con preghiere rivolte ai defunti del donatore.
Vediamo quali sono le tradizioni per la ricorrenza di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti regione per regione.
Per la Commemorazione dei morti, nel Nord d'Italia, Lombardia e Toscana in primis, si preparano i Pan dei Morti.

Valle d'Aosta

La notte tra il 1 e il 2 novembre si usa vegliare davanti ai fuochi e si lasciano sulla tavola delle pietanze per i morti. Si credeva infatti che, quella notte, i morti tornassero a visitare la casa dei vivi.
Per i valdostani non bisogna dimenticare questa abitudine, perché provocherebbe tra le anime un rumoroso tzarivàri (baccano).

Piemonte

Sempre la notte fra il 1 e il 2 novembre, la tradizione piemontese voleva che, nell'apparecchiare la tavola per la cena, si aggiungesse un piatto per il defunto che tornava a far visita ai vivi.
Sempre in Piemonte, nella Val D'Ossola, era uso lasciare le case dopo aver cenato, così da lasciarle vuote per i defunti che venivano in visita; il suono della campana segnava la riconciliazione con i defunti e il ritorno alle proprie case.

Liguria

Secondo un'antica tradizione ligure, il giorno dei morti si devono preparare i "bacilli" (fave secche) e i "balletti" (castagne bollite).
Nel passato, la vigilia del 2 novembre, erano i bambini che giravano di casa in casa per ricevere il "Ben dei morti", fatto di fave, castagne e fichi secchi; poi dicevano le preghiere ed i nonni raccontavano loro leggende e storie paurose.

Lombardia

In molte zone lombarde esiste ancora la tradizione di lasciare, la notte tra l'1 e il 2 novembre, un vaso pieno d'acqua nella cucina di casa, per dissetare i defunti venuti in visita.
Nelle campagne intorno a Cremona, ci si alza molto presto, si rassettano subito i letti in modo che le anime dei cari defunti possano trovarvi riposo; poi si va in giro, di casa in casa, a raccogliere pane e farina per poi preparare dei dolci chiamati "ossa dei morti".

Friuli

Anche in questa regione era diffusa la tradizione di intagliare zucche con fattezze di teschio; era comune pure lasciare un lume acceso, un secchio d'acqua e un po' di pane.

Trentino Alto Adige

La notte prima del 2 novembre, le campane vengono fatte suonare per moltissime ore, così da radunare le anime che vanno a spiare le case dalle finestre: per questo motivo, è tradizione lasciare la tavola apparecchiata con il focolare acceso per tutta la notte.
Protagonista di questo periodo, sopratutto in cucina, è la zucca: oltre che per preparare il buon risotto di zucca, ques'ultima, dopo essere stata svuotata, veniva dipinta e trasformata in lanterna, mettendo all'interno una candela che rappresentava la resurrezione.

In questo periodo, i dolci più comuni e diffusi in Italia sono le Fave dei morti, il Pane dei morti e le Ossa dei morti.

Veneto

Anche in Veneto vengono preparate le "Ossa dei morti", detti Osi da Morti, di forma oblunga e ricoperti di cioccolato. Un altro dolce tipico è il pan trandoto o pan dei morti.

"Le Fave dei Morti"

vassoio con fave dei morti dolci veneto tazzine caèè fiori erica
Sono dei dolcetti morbidi e colorati, preparati in molte regioni d'Italia in occasione della festa di Ognissanti e modellati a forma di fava.
Le ricette sono tante, preparate in base alle tradizioni regionali. Tutte però hanno un ingrediente in comune: la mandorla.

Secondo alcune tradizioni le "Fave dei Morti" rappresentano le carezze di un caro estinto.
In occasione della festività di Ognissanti e della Commemorazione dei morti in alcune regioni d'Italia, come Umbria, Marche, Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia, è usanza mangiare le "Fave dei Morti", questi deliziosi pasticcini alla mandorla, che ricordano il classico amaretto, ma con una consistenza maggiore.

Il colore e la forma possono variare da regione a regione e ogni famiglia ha sempre la propria versione personale.
In Veneto, i fidanzati, per allontanare tristezza e malinconia, regalano alle loro amate, un sacchetto di "Favette dei morti", come pegno d'amore e augurio di lunga vita.
Un po' in tutto il Nord-est, questi dolcetti possono variare nell'impasto, che può essere croccante/morbido e in tre colori e sapori: panna alla vaniglia, marroni al cacao e rosa all'alchermes.

Umbria

In Umbria vengono preparati dolcetti a forma di fava, chiamati "Stinchetti dei Morti", che vengono mangiati il giorno dei morti per cercare di alleviare la tristezza per i cari amati che non ci sono più.

Marche

Questa dolce usanza delle fave di morti fa parte anche della tradizione delle Marche.

Emilia Romagna

Un'antica usanza era la "Carità di murt", l'abitudine dei poveri di recarsi di casa in casa per chiedere cibo, così da calmare le anime dei defunti. Questa abitudine, sotto nomi diversi, è diffusa in molte regioni, ma a girare di casa in casa sono i bambini, vestiti da fantasmi: rappresentano le anime dei defunti che chiedono doni (le preghiere) e in cambio promettono di non spaventare o fare scherzi.

Toscana

Nella provincia di Massa Carrara ai bambini veniva regalata le sfilza, collana di castagne lesse e mele, che poi indossavano per la festa del "Bèn d'i morti", la ricorrenza del 2 novembre, che veniva così chiamata perché in questo giorno, gli eredi dei defunti, erano tenuti a donare cibo ai bisognosi, facendo così un'opera di bene in ricordo dei propri cari.

Come in altre parti d'Italia, anche in Toscana era diffusa l'usanza di fare regali ai bambini: di notte i genitori lasciavano doni sui comodini, facendo credere che li portavano i cari defunti.

Abruzzo

Anche in questa regione si usa decorare le zucche e bussare di porta in porta per chiedere offerte in memoria dei cari estinti.

Molise

A Carovilli, secondo tradizione, ogni famiglia organizzava una cena particolare, chiamanta "r cummit", da condividere con amici e parenti; il piatto principale erano le "sagne e jierv", tagliatelle bianche condite con la verza.
Finita la cena, che doveva essere consumata in compagnia, alcune porzioni della cena venivano lasciate fuori da porte e finestre, per i defunti che sarebbero venuti in visita.
L'usanza di intagliare la zucca è d'uso anche in Molise: si da alla zucca la forma di un volto umano, si mette una candela all'interno creando così la "mort cazzuta" (il termine cazzuta deriva dalla parola di lingua punico- fenica caz, che significa tagliare).

Basilicata

In molti paesi esistono credenze e tradizioni popolari riguardanti la giornata del 2 novembre, come a Matera, dove, secondo la credenza, il giorno 1 novembre i morti scendono in città dalle colline del cimitero stringendo un cero acceso nella mano destra e il 2 novembre le donne ripetono il pianto funebre accovacciate sulle tombe. La notte prima del 2 novembre anche in Basilicata si usa lasciare la tavola imbandita per i defunti in visita.

Puglia

Secondo la tradizione la sera prima del 2 novembre si usa imbandire la tavola per la cena, con pane, acqua e vino e lasciarli per i defunti che, sempre secondo la credenza, vengono a far visita e si fermano almento fino a Natale o all'Epifania.

Lazio

A Roma, era usanza consumare un pasto vicino alla tomba di un caro defunto, per tenergli compagnia; sempre nella capitale, aveva luogo una cerimonia lungo le sponde del fiume Tevere, a lume di torce, in suffragio di tutte i defunti che avevano perso la vita fra le acque del fiume.

Campania

Nei tempi del dopoguerra, nei quartieri popolari si usava andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara, chiamata "u tavutiello" e si gridava una proverbiale invocazione "Famme bene, pe' li muorte: dint'a ‘sta péttula che ‘ce puórte? Passe e ficusecche ‘nce puórte e famme bene, pe' li muorte" (traduzione: Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene, per i morti). La sera prima si lasciavano le tavole imbandite per dare ristoro ai defunti in visita.
torrone di cioccolato su vassoio
Il "Torrone dei morti" è un dolce tipico che a Napoli preparano in questo periodo: è un torrone morbido a base di cioccolato con la forma che ricorda una cassa da morto, infatti i napoletani chiamano questi torroni "morticelli".

Per conoscere la ricetta, leggi:
Torrone dei morti Ricetta Tradizione e scopri come prepararlo a casa.

Sardegna

Nella bella isola italiana sono tante le tradizioni che ricordano e hanno analogie con Halloween.
A seconda della zona vengono chiamate Is Panixeddas, oppure Is Animeddas, Su mortu su mortu o ancora Su Prugadoriu; protagonisti sono i bambini che girano di casa in casa e chiedono una piccola offerta per i cari defunti "pro su ‘ene ‘e sas ànimas" (per il bene delle anime).In passato le offerte erano pane casereccio, frutta secca, frutta di stagione e dolci autunnali; oggi i bambini ricevono caramelle, cioccolati e dolci vari. La sera prima si lasciano i lumini accesi e la tavola apparecchiata.

Sicilia

In Sicilia è la Commemorazione dei Defunti del 2 novembre la ricorrenza più sentita, chiamata comunemente la "Festa dei Morti" perché un tempo (ma forse ancora oggi) i genitori facevano credere ai bambini che, se fossero stati bravi, avrebbero ricevuto i "doni dai morti" e i bambini li aspettavano con gioia; la sera si recitavano insieme le preghiere per i cari defunti.
u cannistru cesto giorno dei morti in Sicilia
Durante la notte i genitori preparavano "'u cannistru" (la cesta) con tanta frutta martorana, "lu scacciu" (misto di frutta secca fatta di ceci tostati, semi di zucca tostati, arachidi, nocciole tostate, pistacchi), i Tetù (quelli bianchi coperti di zucchero a velo e quelli marroni coperti di cacao), li "ossa ri muortu" ("ossa di morto", dolcini di "pasta di miele" ricoperti di glassa bianca, duri come ossa) e tanto altro ancora.
Preparavano anche i doni per i più piccoli, giocattoli, spesso scarpe, e capi d'abbigliamento, per poi nasconderli nei punti più reconditi della casa.
La mattina del 2 novembre, i bambini si alzavano felici e pronti per la ricerca dei doni, dopo aver detto questa supplica:
Armi santi, armi santi, iu sugnu unu e vùatri síti tanti:
mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai,
cosi di morti mittitimìnni assai.

Traduzione:
Anime sante, anime sante, io sono uno e voi siete tanti:
mentre sono in questo mondo di guai,
regali mettetemi in abbondanza.

Dopo la ricerca e la gioia per i doni ricevuti si andava al cimitero a portare grossi ceri, lumini e fiori freschi ai cari defunti.
Ai nostri giorni c'è ancora chi la frutta martorana la prepara in casa (trovi qui la ricetta) e tutta la famiglia, bambini compresi, collabora alla creazione dei deliziosi frutti di pasta di mandorle.
In Sicilia non è strano se in ogni paese, piccolo o grande e persino nelle città si faccia gran festa durante questo periodo: le scuole sono chiuse, in alcuni luoghi mettono le luminarie e ci sono bancherelle stracolme di giocattoli.
A Palermo e Catania ad esempio, viene allestita una grande "Fiera dei Morti", dove è possibile trovare giocattoli e dolci da regalare ai più piccoli.

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