Attacchi di panico, perché arrivano e come riconoscerli e affrontarli
La diffusione attuale degli attacchi di panico ha portato molti ad associare questo fenomeno a una conseguenza della società odierna. Questo non è propriamente corretto.
Un breve excursus storico ci aiuta a contestualizzare gli attacchi di panico.
Attacchi di panico: esistono da sempre?
Fin dai tempi dell'antica Grecia è stato descritto un disturbo che provoca paure irragionevoli in persone sane di mente.
Solo verso la fine del secolo scorso questo tipo di problema ha cominciato ad essere conosciuto come agorafobia da agorà (piazza del mercato) e fobia (paura) definendo la paura di stare in spazi aperti, luoghi pubblici dove ci sono tante persone e non è visibile né immediata una via di fuga.
In realtà l'agorafobia è una conseguenza di un'altra paura cioè la paura di avere un attacco di panico. Infatti, mentre alcune persone dopo aver sperimentato il primo attacco di panico non cambiano in modo evidente il loro modo di vivere altre cominciano a evitare determinate situazioni per paura di averne uno.
Si parla di evitamento quando la persona che ha avuto anche un solo attacco di panico non frequenta luoghi affollati, spazi aperti, autobus, metro, treni, cinema, centri commerciali o comunque luoghi dove è difficile chiedere o ricevere aiuto.
Attacchi di panico: quando una paura è primaria
La distinzione tra paura primaria e secondaria è importante perché chi è affetto da agorafobia, deve prima di tutto saper controllare la paura primaria: quella degli attacchi di panico.
La paura primaria è il terrore di morire, di avere un infarto, di diventare pazzi, di perdere il controllo di sé.
Situazioni che ovviamente non si manifesteranno mai durante una crisi d'ansia, ma i sintomi sono talmente pervasivi che non permettono di essere razionali.
Ma vediamo come si sviluppano queste paure.
Come riconoscere il primo attacco di panico
Il primo attacco di panico di solito si manifesta in conseguenza di un periodo di tensione o stress elevati, ma spesso non percepiti tali dalla persona che mette alla prova il suo corpo e la sua salute psichica, spesso non rendendosi conto del livello di stress raggiunto. Disaccordo con il coniuge o i parenti, pressioni sul lavoro, problemi sentimentali, uso di cannabis, dieta che causa ipoglicemia...tutti questi fattori possono essere stressanti e precipitanti per il disturbo da attacco di panico.
L'ansia è una conseguenza frequente ma non inevitabile delle precedenti situazioni descritte. Anche quando l'ansia è elevata, non sempre è seguita da un attacco di panico, mentre al contrario si possono avere attacchi di panico anche quando l'ansia è lieve e i fattori di stress poco evidenti.
Le prime volte che una persona ha l'attacco di panico si spaventa molto, dato che si tratta di un'esperienza strana, inattesa, spiacevole, molto intensa spesso accompagnata dalla paura di perdere il controllo, di svenire, di morire, di impazzire.
Il panico raramente si presenta senza fattori scatenanti, ma spesso è difficile per la persona che li subisce rendersi conto che c'è qualcosa che li ha causati.
Raro che il primo attacco si manifesti quando si è sicuri e in assenza di fattori stressanti, però è anche vero che spesso la persona non considera consapevolmente stressanti alcune situazioni che sta vivendo, così finisce per impoverire le sue risorse fisiche e psicologiche: terreno fertile per l'attacco di panico.
È necessario considerare la crisi d'ansia come un segnale che c'è qualcosa che non va nella nostra vita. Alcune persone riescono a riconoscere subito qual è il problema alla fonte, altri hanno bisogno di un aiuto da parte di un professionista, fatto sta che è indispensabile capire cosa causa l'attacco di panico.
Considerarlo come un allarme ci aiuta a non spaventarci, a capire che ci dobbiamo fermare e riflettere, chiedere aiuto e modificare ciò che non va nella nostra vita.
Capire che il corpo si è fermato per aiutarci, non per colpirci.
Attacchi di panico: riconoscerli per gestirli
Ovviamente oltre a capirne la causa dobbiamo anche imparare a gestire e padroneggiare l'ansia per questo la terapia cognitivo-comportamentale è quella più efficace in questi casi.
La terapia cognitivo-comportamentale oltre a lavorare sulla causa del Dap trasferisce al paziente delle strategie per gestire l'ansia in modo immediato e autonomo così che si riscontri subito il beneficio del controllo sull'ansia e si possa poi lavorare sui fattori di rischio che l'hanno causata.
Certo è che non si può pensare di gestire l'ansia lasciando immutati i fattori di rischio stressanti, quindi riflettere su come sta procedendo la nostra vita deve essere il primo fondamentale passo.
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Fate attenzione sempre per eventuali allergie. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico di fiducia e/o di specialisti.
Di Thinkdonna
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