Ottobre, il mese rosa per sensibilizzare e promuovere la prevenzione e la ricerca sul tumore al seno

Ottobre è il mese della sensibilizzazione per promuovere la prevenzione e la ricerca sul tumore al seno, una patologia purtroppo a oggi piuttosto frequente. Il Dott. Quercioli ci spiega l’aspetto della ricostruzione del seno, la fase finale dell’iter di cura, un aiuto fondamentale per la donna per lasciarsi alle spalle la dura esperienza della malattia.

Ottobre, mese "rosa": in tutta Italia fioriscono importanti iniziative, volte a promuovere la prevenzione e la ricerca sul tumore al seno, una patologia che purtroppo oggi è piuttosto frequente. Da chirurgo plastico, mi sta particolarmente a cuore l'aspetto della ricostruzione del seno, la fase finale dell'iter di cura, che ritengo un aiuto fondamentale per la donna per lasciarsi alle spalle la dura esperienza della malattia.

L'importanza della diagnosi precoce

Sì perché fortunatamente, proprio grazie alla diagnosi precoce e ai progressi terapeutici, oggi una percentuale altissima di donne guarisce e torna a una vita perfettamente normale: ognuna di esse ha diritto a un percorso ricostruttivo personalizzato in funzione delle sue esigenze e condizioni di salute, che dopo la guarigione le permetta di sentirsi di nuovo "integra" nella propria immagine femminile.
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Le nuove tecniche

Una conquista importante riguarda le tecniche attuali per rimuovere il tumore mammario, che tende a essere meno invasivo rispetto al passato. Gli interventi sono effettuati con modalità il più possibile conservative, cercando di preservare la fisiologia del torace femminile, anche nei casi in cui la "quadrantectomia" non è sufficiente, ed è necessario asportare l'intera mammella.

In alcuni centri ospedalieri specializzati, è disponibile un'equipe chirurgica formata dal chirurgo oncologo e dal chirurgo plastico; questo permette di effettuare il primo "step" per la ricostruzione del seno contestualmente all'intervento di mastectomia, risparmiando alla paziente una nuova seduta chirurgica, ma soprattutto dandole un importante messaggio: dopo l'intervento oncologico si apre subito la strada del ritorno alla normalità!
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La chirurgia ricostruttiva del seno

La chirurgia ricostruttiva del seno è comunque complessa, per correggere la perdita causata dalla mastectomia, devono essere adottate soluzioni personalizzate, che tengano conto delle caratteristiche fisiche e dell'aspetto della mammella controlaterale della paziente, delle sue esigenze e del grado di tolleranza, delle cure a cui dovrà sottoporsi (compresa l'eventuale radioterapia).
Quali che siano le tecniche impiegate, con il termine "ricostruzione" si descrive il ripristino dei tessuti cutanei e sottocutanei del torace, compromessi in modo più o meno grave dalla mastectomia, la creazione di un rilievo mammario e infine la ricostruzione del complesso areola-capezzolo.

L'obbiettivo del chirurgo plastico deve essere ricreare una mammella dall'aspetto il più possibile naturale, che appaia simile e simmetrica a quella controlaterale, a costo di ritoccare quest'ultima affinché il risultato sia più armonioso. Una delle più importanti tecniche di ricostruzione è quella con lembi miocutanei, prelevati dal corpo della paziente, che offre un risultato estremamente naturale. Anche se oggi questa procedura si effettua con modalità meno invasive rispetto al passato, mantenendo l'integrità dell'area donatrice, si tratta comunque di un intervento della durata minima di 4/5 ore, che comporta tempi di recupero piuttosto lunghi e non sempre è accettata o indicata per la paziente.

La modalità più comune per ricostruire la mammella oggi prevede l'impiego di protesi in silicone, una tecnica indubbiamente più rapida e con tempi di convalescenza relativamente brevi. Il primo step di questo intervento consiste nel creare al di sotto dei muscoli grande pettorale e dentato anteriore una sede adeguata per potervi inserire un "espansore tissutale", una sorta di protesi mammaria temporanea, con forme e dimensioni variabili.

L'espansore ha lo scopo di creare lo spazio necessario all'inserimento di una protesi in silicone definitiva, infatti, le sue dimensioni aumentano gradualmente con l'inserimento di varie dosi di liquido fisiologico, che avviene in modo del tutto indolore per la donna, attraverso un'apposita valvola.

Un'alternativa all'espansore è la cosiddetta protesi di Becker, che una volta raggiunto il volume prestabilito può rimanere in sede come protesi definitiva, risparmiando alla paziente un'ulteriore seduta chirurgica.

Nella mia esperienza la ricostruzione con protesi è quasi sempre completata con la tecnica del lipofilling, ossia un "trapianto" di grasso prelevato da un'area del corpo della paziente stessa.
Oltre a migliorare l'aspetto e la simmetria del seno ricostruito, il lipofilling offre un vantaggio in più: le cellule adipose hanno un elevato potenziale rigenerativo, particolarmente importante quando si interviene su tessuti che presentano profonde cicatrici o sono danneggiati dalla radioterapia.
dottor Fabio Quercioli chirurgo

Articolo a cura di
Dott. Fabio Quercioli - chirurgo plastico ed estetico

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