Le fave dei morti con pinoli, ricetta veneta
Visitare Venezia è sempre bellissimo e interessante per tutto quello che la città offre, artisticamente e non.
Durante il periodo invernale lo è ancor di più, diventa se possibile ancora più affascinante: strati di nebbia danno un aspetto tenebroso al paesaggio e la calma echeggia tra le calle, creando un'atmosfera unica al mondo.
Un posto perfetto per un ambientare Halloween e le sue stravaganze, ma anche i giorni festivi, ricchi della tradizione italiana del 1 e 2 novembre.
Ormai anche nelle vetrine dei negozi e pasticcerie venete, come nel resto d'Italia, si trova materiale a tema Halloween ed è sempre più comune vedere il famoso dolcetto o scherzetto fatto dai bambini che si divertono a bussare alle porte.
I veneziani, comunque, come tutti gli italiani, ricordano rispettosamente i loro cari defunti.
In Veneto ci sono molti usi e costumi che vengono praticati il giorno di Ognissanti e tutti ruotano principalmente attorno alle famiglie, che si riuniscono per condividere un pasto.
Il giorno seguente, le famiglie vanno a visitare le tombe dei propri cari estinti e poi a dire una preghiera in chiesa per le loro anime.
Si ritiene che ci sia una forte connessione tra i vivi e i morti in questo giorno, e per questo motivo (tornando al tema del cibo ancora una volta) un posto vuoto è spesso lasciato al tavolo per coloro che sono morti o addirittura un bicchiere d'acqua per dare loro da bere.
In questo periodo, le antiche e orgogliose tradizioni italiane vengono celebrate in tutte le regioni che hanno sviluppato i propri costumi.
Come in ogni festa che si rispetti, in Italia (e non solo) il cibo è al centro di tutto.
Il 2 novembre, come da antica tradizione veneta, il cibo da consumare in questo giorno era la zucca, le fave, le patate americane (quelle dolci) le castagne e marroni, le miole de zucca (semi di zucca) e il Brazelon, che era una focaccia.
Con tutto questo si creava il rituale "Piatto dei morti".
Il gusto della tradizione
Se vi trovate in Veneto in questo periodo, vi consigliamo vivamente di assaggiare i sapori tipici, come il dolce tradizionale per queste festività, il pan trandoto o pan dei morti, ma soprattutto i deliziosi dolcetti chiamati "Fave dei morti".
L'origine delle fave dei morti è del Centro Italia, probabilmente sono nate in Umbria; si possono comunque trovare nei forni e nelle pasticcerie di altre regioni, come Abruzzo, Marche e Lazio e, con qualche variante, anche a Trieste.
Quella che vi presento è del Veneto, dove sono chiamate anche favette dei morti e sono arricchite dai pinoli. Inoltre, da romanticona quale sono, mi è piaciuta la leggenda a loro legata (la leggete più in fondo all'articolo).
Non sono difficili da preparare, potete facilmente farli a casa vostra, seguendo la ricetta che vi proponiamo.
Come sempre scriviamo, possono esserci delle differenze, perché le ricette tradizionali rispecchiano gli usi delle famiglie. Se avete consigli, suggerimenti, varianti personali e volete condividerli con noi, potete lasciare un commento alla fine dell'articolo.
Ricetta Fave dei Morti
Questi deliziosi dolcetti di mandorle, possono essere lasciati neutri, oppure colorarli di verde (come la pianta a cui si ispirano), di rosa o di marrone.
Ingredienti
TIPO DI PORTATA | ■ dolci |
DIFFICOLTA' | ■ facile |
PREPARAZIONE | ■ 30 minuti |
COTTURA | ■ 20 minuti |
COSTO | ■ medio |
REPERIBILITA' ALIMENTI | ■ facile |
ATTREZZATURE | ■ mixer cucina ■ planetaria ■ carta forno ■ pellicola per alimenti ■ padella antiaderente |
- 150 g. di farina 00
- 150 g. di zucchero a velo
- 300 g. di mandorle spellate
- 50 g. di burro
- 2 tuorli + un uovo intero
- 50 g. di pinoli
- Un pizzico di bicarbonato di sodio
- 1 bacca di vaniglia
- 15 ml di grappa
Per la colorazione rosa
- 4 cucchiaini di alchermes
- qualche goccia di colorante rosso alimentare (facoltativo)
Per la colorazione verde
- qualche goccia di colorante verde alimentare
Per la colorazione marrone
- 2 cucchiaini di cacao amaro in polvere
- 1 punta di vanillina
Preparazione
- In una padella antiaderente, fate tostare le mandorle, senza bruciarle; per rendere l'operazione più facile, potete bagnarle prima di metterle nella pentola.
Quando saranno dorate, toglietele dalla padella e fatele raffreddare.
Fate lo stesso con i pinoli.
- Non appena le mandorle saranno fredde, tritatele con il mixer.
- Nella planetaria mettete i tuorli e l'uovo, la grappa, il burro e lavorate fino a ottenere un impasto morbido e omogeneo.
Se i dolcetti sono destinati ai bambini, non aggiungete la grappa.
- Aggiungete lo zucchero a velo, la farina, la polvere di mandorle e pinoli che avete preparato con il mixer, il bicarbonato di sodio, la bacca di vaniglia e frullate tutto molto finemente.
- Con l'impasto formate un panetto o suddividetelo secondo il colore che vorrete usare; avvolgetelo a contatto con la pellicola trasparente e fatelo riposare in frigo per una mezz'ora.
- Trascorso il tempo, formate con l'impasto un rotolo con il diametro di circa due centimetri e tagliate tanti pezzetti lunghi due-tre centimetri, come quando preparate gli gnocchi di patate.
- Con ogni pezzetto formate delle palline della stessa dimensione e procedete così fino ad esaurimento dell'impasto.
Preriscaldate il forno a 180°C. - Con il pollice, create un incavo al centro di ogni pallina, per dargli la forma simile a una fava.
- Mettete tutte le piccole "fave" su una teglia o la placca del forno, in cui avete sistemato la carta forno.
- Metteteli nel forno già caldo e fate cuocere per circa 20 minuti a 180°C; controllate spesso, per evitare che brucino.
Finita la cottura, toglieteli dal forno e lasciate raffreddare.
Le vostre "fave dei morti" sono pronte da condividere con chi amate.
Origine del nome
Le origini delle Fave dei Morti sono molto lontane, risalgono addirittura all'antica Grecia.
In quei tempi, infatti, sembra che le fave rappresentassero una linea diretta di comunicazione tra il mondo dei vivi e l'Ade, il mondo dei morti.
La spiegazione è probabilmente data dal colore del fiore della fava, che è bianco, maculato di nero, simbolo di mistero e molto raro nella vegetazione.
La leggenda delle fave dei morti
Questi deliziosi dolcetti sono legati a una leggenda romantica.
Si racconta che il giovane di nome Candido, figlio di un calafato che lavorava nell'Arsenale, si era imbarcato come marinaio su una nave mercantile con destino a molti porti di Oriente: dopo un anno di navigazione finalmente ritorna verso casa.
Il ragazzo innamorato di Lucia, figlia di contadini di Terraferma, era partito con l'intenzione di guadagnare sufficiente per potersi sposare.
Nella fermata di Salonicco, dove si rifornirono d'olio e di vino, Candido domandò permesso per fare un giro e così comprare un regalo per la morosa.
Lì rimase incuriosito del colore e lucentezza delle fave (le vedeva per la prima volta, non abituato ai coltivi della terra) confondendole con una specie di pietra preziosa o perle, decise di comprarle e metterle in un bel cofanetto di sandalo dorato per Lucia.
Arrivati dopo il lungo viaggio attraccano al pontile di San Marco e Candido s'industria per raggiungere il paese della promessa sposa.
Già era l'alba della festa di Ognissanti quando arriva a casa dei futuri suoceri, anche tutti i vicini parteciparono del suo arrivo e sapere delle sue avventure in terre lontane.
Cominciò a ripartire i regali che aveva portato con sè del favoloso Oriente.
Venne il grande momento, quando Candido disse "e ora, poichè la lontananza non ha fatto che aumentare il mio affetto per la diletta Lucia, per lei ho acquistato un certo numero di perle di misura straordinaria e dalla forma esotica che ho trasportato fin qui dalla patria di Omero. Ella potrè farsene una collana e adornarsene il bellissimo collo; non ho trovato in tutti i porti che ho toccato una merce più strana e preziosa".
Lucia emozionata e con mani tremanti apre il cofanetto di sandalo e scopre le fave, dovuto al viaggio ed al tempo, si erano rese flaccide e puzzolenti!
La ragazza lasciò cadere per terra il tutto piangendo, pensando fosse uno scherzo.
Candido comprese di essersi fatto turlupinare a causa della sua ignoranza dei prodotti agricoli, non gli restò che rimediare, promettendo di fare appena possibile, un regalo più gradevole alla povera Lucia, che comunque si consolò.
Al sopraggiungere della sera, benché fosse la vigilia dei defunti, tutti quelli che erano stati testimoni della pessima figura di Candido e della delusione di Lucia, si ritrovarono a casa di lei intorno al filò. In quella occasione, dopo aver chiesto perdono per l'ennesima volta alla morosa e ai suoi genitori, Candido ripresentò alla fidanzata il prezioso cofanetto accuratamente ripulito; quando essa lo aperse per la seconda vola, lo trovò pieno di dolcetti squisiti, che l'innamorato aveva commissionato appositamente e aveva voluto che fossero fatti in forma di fave, in ricordo della sua disavventura.Tratto da VenetoStoria
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